” il corpo non è più un’unità chiusa, compatta e intoccabile (statuaria o velata)11, ma non è neppure una proprietà del soggetto superiore, un oggetto passivo che la mente può attivamente dominare; e, proprio perché non è una macchina inerte (la cartesiana res extensa), viene sottoposto, come suggeriscono i molteplici significati del verbo to pierce, a perforazioni, lacerazioni e penetrazioni simboliche che, invece di minacciarne la vita, finiscono coll’esaltarla: chi si fa praticare un piercing o un tatuaggio, non solo si fa “bucare” e “disegnare” la pelle, ma sente in modo più vivo le parti del corpo che l’ago ha attraversato o decorato, e percepisce più intensamente il contatto, anche solo visivo, col corpo altrui; spesso ripete il piercing e il tatuaggio su un’altra parte del corpo per riprovare quest’emozione straordinaria: per sprofondare, seppure per brevi istanti, in un’altra esperienza del nudo”
di Eleonora de Conciliis
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